mercoledì 2 settembre 2015

Confusione

Ok, lo ammetto. Stasera non ho niente da fare.
E siccome Facebook mi ha un po' stancato con tutti i suoi post del tipo "condividi se vuoi bene alla tua mamma", ecco, non so proprio come e perchè, ma sono finito sul mio povero caro vecchio blog.

Così mi sono messo a leggere qualche post qui e là, e ne ho trovati alcuni dove descrivo mirabolanti uscite in bici con altrettanti mirabolanti compagni di merende. Sofferenze immani trasformate in sensazioni di estremo godimento per le imprese compiute, siano state esse gare o semplici escursioni con gli amici.

La domanda è: Quel Sandropan ero io o era un mio sosia?
E, se ero io, perchè da un po' di mesi a questa parte, quando esco in bici, dopo dieci chilometri ho già voglia di tornare indietro e se  proseguo è solo per tenere fede ad una specie di impegno morale nei confronti di me stesso?
Perchè quello che fino a poco tempo fa mi divertiva ora mi annoia?
Perchè quella sensazione di tenerezza che provo tutte le volte che vado in box ed accarezzo la mia tavola da windsurf non la ritrovo quando osservo la mia biciclettina appesa ad un gancio e nascosta da un mucchio di vele ammassate?
Perchè con la mia tavola parlo (e lei mi capisce) mentre la bici mi sembra un oggetto inanimato?
Eppure anche a lei ho voluto bene, ma ora quei tempi mi sembrano tanto lontani.

Siamo sulla strada del divorzio oppure l'approssimarsi dell'autunno e del freddo saprà rimettere le cose a posto? Qual' è il posto giusto delle cose? Quale posto? Quali cose?


domenica 11 gennaio 2015

Doping Strava.


L'illusione è durata pochissimo.
Sono bastate poche uscite per capire che anche Sediciagosto, la  mia nuova bici rossa, nonostante le promesse del venditore, non rappresenta la soluzione al problema.

Eccomi qui, costretto ad assistere impotente alla mia decadenza fisica, spettatore della tragica metamorfosi da Vigoroso Atleta a Inutile Anziano, di quelli con tutina Mapei comprata negli anni 90 alla fiera di Novegro e sfoggiata ogni domenica mattina, a spass coi Semper Alegher.

Dovresti allenarti di più, mi dicono in tono canzonatorio, mentre arrivo sconvolto alla fine della salita dove sono tutti fermi ad aspettarmi, ed il più figaccione ha fatto in tempo a bere e a mangiarsi una barretta. Certo, lo so che dovrei allenarmi di più, ma so anche che non lo farò e sento che, se mi allenerò, gli altri si alleneranno più di me e continueranno ad andare più forte.

E' un problema. La mia reputazione va difesa a tutti i costi, io sono il Supereroe Sandropan, non posso certo permettere che i miei nemici prendano quel vantaggio psicologico che dia loro la motivazione per migliorare ulteriormente e vendicarsi così delle umiliazioni patite in un passato ormai remoto, ai bei tempi in cui ero io a tendere le trappole ai più disgraziati, trascinandoli sulle salite più dure.

Potresti sfuggire al confronto diretto, cambiare i percorsi abituali, inventarti un impegno e uscire in solitaria un'oretta più tardi, direte voi, cari miei piccoli amici.
Ma purtroppo non è così facile.
Perchè, ahimè, per colpa della tecnologia, oggi per confontarsi non è necessario uscire assieme o incontrarsi per caso sulle strade della Brianza; è sufficiente andare su Strava, il Facebook dei ciclisti per intenderci, per vedere la frequenza e la durata delle uscite, la potenza in watt, i tempi, le calorie e tirare le somme.
Guarda il Gianni come è in forma, ha fatto il Lissolo in 10:41 con 318 watt di potenza media, dopo avere fatto la Onno in 17:04 e il Colle Brianza in 12:17.
Insomma i numeri sono numeri, non si scappa. E nemmeno pensare di nascondersi dal Grande Fratello Strava eliminando l'account; sarebbe visto come un atto di vigliaccheria inqualificabile, che non passerebbe di sicuro inosservato e peggiorerebbe solo la situazione.

Ma d'un tratto, proprio mentre sento che i miei piedini stanno toccando il fondo melmoso della palude, ecco che la negatività che stava annebbiando i miei pensieri lascia il posto all'Illuminazione:
La soluzione va cercata proprio lì, su Strava. E' lui il mio vero nemico sul quale concentrare i miei sforzi. Devo, posso fare qualcosa, modificare i file, truccare i tracciati Gps per dare una bella accellerata virtuale alle mie uscite.
Devo riuscire a dopare Strava.
Digito "doping strava" su google e, in preda all'emozione, scopro che altri ci hanno pensato prima di me:

www.digitalepo.com

Ho il cuore in gola, e ci metto pochissimo a capire che questa è la soluzione al problema. E' semplicissimo, basta scaricare il tracciato gps, scegliere la percentuale di incremento della velocità, e caricare su Strava il file dopato.

Inutile sottolineare come i vantaggi rispetto al doping tradizionale siano enormi: Non è una pratica illegale, non fa male alla salute ed in più è gratis.
Potrò fare bella figura evitando di rovinarmi la vita con allenamenti estenuanti, sacrifici, diete, integratori, cardiofrequenzimetri e compagnia bella. Avrò il tempo per dedicarmi ai miei hobby, potrò suonare il flauto e lo djembè, bere litri di birra, andare a letto tardi anche se il giorno dopo uscirò in bici, perchè per continuare ad essere figo dovrò solo fare qualche innocente ritocchino ai tempi delle mie soavi passeggiate da anziano.
E il mito di Sandropan sarà, almeno per un po', al sicuro.


domenica 21 dicembre 2014

Pensierini: La mia bici nuova.



La mia bici nuova è rossa fiammante.
La mia bici nuova è un modello da corsa, ha il cambio e il contachilometri.
La mia bici nuova è una bici di marca 16.08, che detto così sembra un numero a casaccio, invece è la data di nascita del mio biciclista di fiducia, nonchè di Madonna e perfino di mio figlio.
La mia bici nuova non ha un nome, ma presto glielo darò; probabilmente la chiamerò Sandro.
La mia bici nuova fila come il fulmine.
Con la mia bici nuova sorpasso i vecchiacci sulle strade della Brianza e gli faccio le pernacchie, ma c'è qualche vecchiaccio che fa lui le pernacchie a me, anche se ho la bici nuova.
Con la mia bici nuova non farò lo stupido, perchè non la voglio rovinare e neanche sporcare.
Con la mia bici nuova batterò i miei nemici, compreso quel ciccione presuntuoso di Francesco D.V. .

martedì 31 dicembre 2013

Perchè (forse) sarebbe meglio non farsi gli auguri di Buon Anno.

Da quando ho aperto il blog ho sempre avuto il desiderio di iniziare un post con "quand'ero piccolo".
Purtroppo non si è mai presentata l'occasione, data l'impronta mistico-sportiva degli argomenti qui trattati. Fino ad oggi. Vi prego dunque di ignorare quanto fino a qui scritto, considerandolo solo una premessa.

Quand'ero piccolo, anche i supereroi sono stati piccoli, passavo tutte le mie estati a Finale Ligure. Non abitavo troppo lontano dal porto, che in realtà era un piccolo porticciolo turistico, che frequentavo spesso e dove avevo qualche amico col quale passare il tempo. Ed era proprio per passare il tempo che a volte, quando negli assolati pomeriggi estivi vedevamo l'equipaggio di un cabinato prepararsi per andare a pesca, correvamo tutti verso gli scogli vicino all'uscita. Lo scafo passava e tutti in coro urlavamo a squarciagola: Buona pesca, buona pesca, buona pesca!!!
Alcuni pescatori, fregandosene del fatto che eravamo ragazzini, rispondevano mandandoci brutalmente affancuore. Altri, la maggior parte, facevano finta di non sentirci anche se passavano a pochi metri da noi. Me li ricordo come fosse oggi mentre, in piedi sulla barca, fingevano di scrutare l'orizzonte e con noncuranza si toccavano le parti intime.
Perchè queste reazioni? Semplicemente perchè dire Buona Pesca a un pescatore non è un augurio ma un malaugurio. Non dimentichiamoci che i pescatori sono un sottoinsieme dei marinai, proverbialmente superstiziosi.

Noi non sapevamo se i nostri auguri o malauguri potessero avere una reale influenza sulla quantità del pescato, ma eravamo sicuri che le nostre vittime,osservando il galleggiante per troppo tempo immobile sull'acqua o i ciuffi di alghe attaccate alle maglie della rete al posto dei pesci, non avrebbero dato la colpa all'inquinamento o ai pescherecci che con le reti a strascico distruggevano i fondali sterminando la fauna marina, ma avrebbero pensato a quei ragazzini che urlavano: Buona pesca, buona pesca, buona pesca! Sentivamo di averli in pugno.

Ma, lasciando da parte i pescatori, sappiamo bene che quando una persona deve affrontare un esame, che sia quello della patente o dell'università, difficilmente vuole sentirsi dire buon esame. Anzi, allo scopo sono stati inventati detti scaramantici come "In bocca al lupo", o "Nel cul della balena".
In bocca al lupo vale per moltissime occasioni, dal colloquio di lavoro all'incontro sentimentale. In bocca al lupo per il tuo progetto, in bocca al lupo per i tuoi studi, in bocca al lupo per la gara di bici eccetera.
Quello di non fare gli auguri è praticamente una regola, alla quale fanno eccezione i compleanni, i natali e i capodanni.
Buon Compleanno, Buon Natale, Buon Anno, Buone Feste!
Può darsi, anzi siamo tutti sicuri che la cosa sia assolutamente ininfluente. Oltretutto quando si parla di Natale o di un compleanno ci si riferisce ad un giorno solo, manca il tempo materiale perchè si possano manifestare effetti collaterali dovuti alla sfiga. Si canta in coro tanti auguri a te tanti auguri a te, ma dopo due ore si va tutti a nanna e la giornata finisce. Al massimo si potrebbero cominciare ad avere problemi alla sera per gli auguri ricevuti al mattino, una candelina che si spezza, al limite un po' di mal di pancia per la torta, insomma cose da nulla.

Discorso diverso per il Buon Anno, perchè, come è noto, un anno dura un anno. Quando il 31 dicembre brindo al grido di Buon Anno, ricevo gli sms di auguri di Felice Anno Nuovo mentre i vetri delle finestre vibrano per i botti, come posso posso fare a meno di pensare a quel gruppo di ragazzini al porto che urlavano Buona pesca ai pescatori i quali si incazzavano come dei bufali?
E ogni capodanno mi domando e dico: Se i pescatori avessero avuto ragione e gli auguri portassero anche solo una quantità infinitesimale di sfiga? Qualcosa che singolarmente non ha nessuna valenza per cui sarebbe impossibile accorgersene ma che invece esiste?

Facciamo due conti e vediamo come questa potenziale impercettibile microscopica sfiga, moltiplicata per sei miliardi di persone che festeggiano, si scambiano biglietti di auguri, accendono luminarie, stappano bottiglie di champagne, fanno i trenini con el meu amigo Charlie Brown e gridano all'unisono Buon Anno, potrebbe assumere dimensioni inquietanti.
E allora la colpa degli enormi problemi che affliggono la nostra società potrebbe non essere del riscaldamento globale, di Putin, della Fornero, di Al Qaeda e della faglia, bensì degli auguri di fine anno. Pensateci. Amnesty International, Green Peace, la Protezione Civile, i controlli agli aeroporti, gli allarmi anti-tsunami. Tutta roba che potrebbe rivelarsi inutile se solo la smettessimo di farci gli auguri di buon anno. Un sacco di cose andrebbero a posto per conto loro, anzi non sarebbero mai andate fuori posto.

E' mai possibile che nessuno ne parli, che sia solo io ad averci pensato, o forse quelli che prima di me hanno azzardato questa ipotesi sono stati ridotti al silenzio? Se si trattasse di un complotto di dimensioni cosmiche? E se tra cinquecento anni si dovesse scoprire che i Maya erano degli imbroglioni ma che Sandropan ci aveva visto giusto?

Con queste domande destinate a rimanere senza risposta concludo le mie semplici ma concrete considerazioni, sperando di avere offerto a tutto voi un importante spunto di riflessione durante queste vacanze.

mercoledì 25 settembre 2013

Non mi piace, anzi mi piace, anzi piace a Sandropan




Secondo alcuni miei amici e parenti sono il classico esempio di chi predica bene e razzola male. Tutto perché negli ultimi dieci anni mi sono sempre definito con orgoglio Facebook Free, rispondevo sgarbatamente a chi mi proponeva di crearmi un profilo, criticavo con asprezza tutti coloro che passavano le serate a curiosare nelle cose altrui e poi, e poi... ho creduto di poter cambiare idea.

Beh, ma non si può cambiare idea? Uno che la pensa in un modo deve pensarla nello stesso modo tutta la vita?
No, con quanto hai rotto le scatole in questi anni.
Nemmeno se il proprio Figliuolo emigra e allora è bello poter vedere cosa fa attraverso il libro delle facce?
Smettila di accampare scuse meschine, il Bambino lo puoi sentire su skype e whatsup quando vuoi, non c'e' bisogno del libro delle facce che ti ha sempre fatto schifo. Ti stai arrampicando sui vetri.
Ah.

La situazione era gravissima, da un giorno all'altro mi ero trovato con le spalle al muro. Ogni cosa che dicevo veniva usata contro di me. Ero un uomo finito.
Mi sentivo tagliato fuori da quel magico mondo dove tutti sono belli, visitano posti meravigliosi, mangiano nei migliori ristoranti spendendo poco e hanno centinaia di amici fighi coi quali si divertono come dei pazzi, ma ahimè non potevo fare nulla per avvicinarmi ad esso.
Ero lì, prigioniero di me stesso, destinato a crepare d'invidia ogni volta che in tram vedevo uno che sorrideva al suo smartphone. Ecco, guarda quello, sarà coi suoi amici di Facebook, magari si è appena scattato una foto e l'ha pubblicata, avrà stupito tutti dicendo che sta andando in un qualche posto giustissimo e sarà oggetto di invidia e ammirazione, mentre io sono qui vicino a lui ma a nessuno frega niente perché nessuno lo sa. Mi sentivo triste e solo like a dog.

Ma, come spesso accade proprio quando tutto sembra perduto, all'ultimo istante la lampadina si è accesa, ed il tunnel nero del quale fino ad un istante prima non intravedevo l'uscita eccolo d'improvviso trasformarsi in un giardino colorato, dove le farfalle svolazzano e nugoli di bambini corrono spensierati e festanti.
La soluzione ai miei problemi era lì, ce l'avevo a portata di mano, anche se fino a quel momento era nascosta ai miei occhi. La soluzione aveva un nome, e quel nome era un nome altisonante: Sandropan.

Si trattava solo di operare una piccola astuzia, una cosina semplice semplice, roba da nulla, che per un politico di second'ordine sarebbe stata una banalità.
Mi sono chiesto: Perchè devo aprire io un profilo Facebook, sputtanandomi a vita, quando c'è Sandropan, il mio alterego, che lo può fare per me? Il profilo lo farò aprire a Sandropan.
E così, grazie a quest'ideuzza semplice ma risolutiva, in quattro e quattr'otto sono uscito dal pantano nel quale mi trovavo.

Il Supereroe Sandropan mi ha garantito un'entrata in società senza scendere a compromessi con la mia integrità morale. Io sono e rimango orgogliosamente Facebook Free. Sandropan no. Infatti su Facebook ci è andato lui.
Ora sono entusiasta. Potrò finalmente avere una foto profilo a petto nudo davanti allo specchio del bagno, pubblicare i minivideo fatti col telefonino mentre faccio l'aperitivo in locali pieni di gente bella e felice, e potrò godere dei mille privilegi dei quali fino ad ora mi era volontariamente ma ingiustamente privato.
Un nuovo mondo ha avuto inizio, senza che la mia persona abbia dovuto subire contraccolpi: Mentre Sandropan potrà avere centinaia di amici e mettere migliaia di Mi Piace sulle più svariate stupidaggini, io sarò libero di criticare lui e tutti gli altri pecoroni rintontoniti del web, e la mia immagine di uomo alternativo e controcorrente non sarà affatto scalfita.
God save Sandropan.

sabato 21 settembre 2013

Sandropan che cosa??



Caro Blog,

lo so, hai ragione. Inutile discutere, inutile accampare scuse. Ti ho trascurato.
Non è che mi sia dimenticato di te, io ho sempre saputo che tu esisti perchè sei una mia creatura, però sono stato pigro, indolente, distratto da altre faccende che alla fine non erano nemmeno così importanti.
E' vero, il problema non è stato il tempo. Se solo avessi voluto ne avrei potuti trovare di quarti d'ora da dedicarti per renderti felice e aggiornato come sei sempre stato abituato a essere.
Ma sono stato cattivo e non l'ho fatto. Mi sono lasciato prendere dalla mia solita crisi esistenziale post-vacanze, e ti ho messo in secondo piano.
Sono sicuro di averti molto deluso, però voglio dirti che in queste settimane ho convissuto con un leggero ma costante senso di colpa per quello che ti stavo facendo.
So che non ci crederai, ma oggi non è la prima volta che mi metto al computer pensando di scriverti; altre volte ho premuto sulla tastiera per qualche minuto, per poi allontanarmi in preda allo sconforto.
D'altra parte, e su questo punto dovrai darmi ragione, sono ormai un po' di anni che io e te conviviamo, e fino a che si è trattato di narrare le mie avventure nei panni di Sandropan, ciclista supereroe campione di mediocrità, tutto è andato liscio come l'olio versato sul pavimento della cucina, ma col tempo le cose sono diventati più difficili.
A proposito di Sandropan: Pare, dicono, si mormora, corre voce che si prepari ad un rientro sui campi di gara del ciclocross. 
Mmmmh… sa tanto di bufala per riempire le pagine del gossip. Ma se fosse vero? Certo la notizia sarebbe sensazionale, e forse varrà la pena di indagare. 
Ma ne riparleremo presto.
Bye Bye


mercoledì 4 settembre 2013

Questione di punti di vista



Potrei disperarmi pensando che le vacanze sono finite, che da oggi sono a Milano e da domani lavoro.
Potrei entrare in depressione per mesi pensando che manca un sacco di tempo alle prossime vacanze e che mi aspetta un autunno piovoso, un inverno gelido e una primavera inutile (visto che qui il mare non c'è).
Potrei ripensare con nostalgia alle settimane passate in Corsica, tra sole, vento, amici. E poi il windsurf sull'acqua trasparente che ti sembra di essere sospeso nel vuoto, il tennis con Lorenzo, le uscite in bici su strade di montagna semi-deserte, la musica la sera in spiaggia, la pasta coi polpi pescati da noi e tante altre belle cose. 
Ce ne sarebbe per piangere almeno fino a Natale.

L'alternativa è quella di credere di essere venuto una decina di mesi a trovare gli amici italiani, per fare un po' di bici in Brianza (le cui strade sono molto trafficate ma belle), e naturalmente a lavorare un po'. Inutile dire che la cucina qui è buona, e questo è un lato positivo.
Nella casa dove starò questi mesi c'è una tv grandissima solo per noi, un wifi da facci paura ed un computer, che a guardar bene per scrivere è molto più comodo dell'ipad.
Inoltre se fuori c'è vento i piatti non volano via dalla tavola, e se per caso dovesse piovere non ci sono problemi, qui non entra l'acqua come in tenda.
Dieci mesi sembrano tanti, ma si sa, il tempo vola e, quando anche questa lunga vacanza sarà finita, mi toccherà rientrare in Corsica. Ma per ora non ci voglio pensare.